Gli accordi fiscali di Tax Ruling
Ha fatto scalpore la sentenza di qualche settimana fa, della Corte generale Europea, il secondo maggior tribunale all’interno della UE, con la quale il Tribunale ha respindo la richiesta della Commissione Europea che avendo citato in giudizio la Apple, chiedeva alla stessa circa 13 miliardi di euro ( 15 milioni di dollari ) come imposte arretrate verso il Governo irlandese.
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Nella causa intentata quattro anni fa, la Commissione europea sostiene che Apple ha beneficiato di aiuti di Stato illegali attraverso due sentenze del Fisco di Dublino che hanno ridotto in maniera artificiosa l’onere fiscale in capo al gruppo per oltre due decenni a quasi lo zero (0,005% il minimo registrato nel 2014 )
“Il Tribunale annulla la decisione impugnata perché la Commissione non è riuscita a dimostrare in base ai requisiti giuridici necessari che sussiste un vantaggio ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.
Questa è quanto hanno scritto i giudici riferendosi alle regole di concorrenza dell’UE. Ora la Commissione può presentare ricorso davanti alla Corte di giustizia dell’Ue, il tribunale più alto in sede comunitaria.”
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Andando oltre i termini complicati dei tribunali, a modesto avviso di chi scrive la sentenza era largamente annunciata a favore di Apple, in quanto si tratta di un accordo che la casa di Cupertino ha fatto direttamente con il Fisco irlandese e conosciuto con il nome di Tax Ruling o APA ( Advanced Princing Agreements )
Gli accordi di Tax Ruling sono abbastanza comuni sia all’interno dell’ Unione Europea che a livello internazionale.
In buona soostanza sono degli accordi fiscali che i singoli Stati fanno con delle multinazionali, che da un lato concedono benefici fiscali estremamente vantaggiosi per l’investitore e dall’altro ottengono investimenti sul territorio e creazione di posti di lavoro.
Nella fattispecie Apple aveva chiuso l’accordo con l’impegno di fare un grosso investimento e creare 5000 posti di lavoro, cosa che ha realmente fatto per cui la sua posizione è assolutamente in regola.
Il numero dei tax ruling firmati da Stati membri della Ue è aumentato del 64% tra il 2015 e il 2016 (ultimi dati disponibili), salendo da 1.252 a 2.053.
Le cifre sono state comunicate dal Joint transfer pricing forum della Commissione europea.
Secondo i dati della Commissione UE, il Belgio è quello che ha il maggior numero di Apa unilaterali in vigore (1.081), raddoppiando il numero dei ruling del 2015 e facendo indietreggiare in seconda posizione il Lussemburgo (con 599 tax ruling).
Il monitoraggio del Joint transfer pricing forum è purtroppo parziale ed esclude numerosi paesi, come Bulgaria, Croazia, Cipro, Estonia, Malta e Slovenia.
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Tra le assenze più importanti c’è l’Olanda, che non fornisce i dati sugli Apa unilaterali esistenti. Ma secondo la rete Eurodad, la seconda posizione nella Ue andrebbe assegnata proprio ai Paesi Bassi.
L’Italia con 73 accordi Apa unilaterali alla fine del 2016 (su un totale di 78 ruling comprensivi di 5 Apa bilaterali e multilaterali) si posiziona nella parte alta della ipotetica classifica, con un aumento rispetto al 2015, quando gli accordi erano stati 61.
Cosa sono i Tax Ruling
I Tax Ruling sono un istituto attraverso il quale le multinazionali possono concordare con le autorità fiscali di un Paese il trattamento fiscale per un periodo di tempo determinato. Attraverso un accordo di Tax Ruling, una multinazionale può ad esempio ottenere l’avallo di un’autorità fiscale sul modo in cui stabilisce i prezzi infra-gruppo (i cosiddetti prezzi di trasferimento) per le transazioni in beni e servizi scambiati tra le sue diverse società, come nel caso degli Apa.
Attraverso il ruling una multinazionale può anche ottenere certezza sul modo in cui un Paese tratterà fiscalmente l’erogazione, alle società del gruppo non residenti nel Paese stesso, di dividendi, royalties, pagamenti per interessi.
Con un ruling una multinazionale non residente può anche accertarsi sulla corretta interpretazione delle norme di un Paese relative all’attribuzione di utili o perdite a una propria stabile organizzazione nel Paese.
In teoria, gli accordi preventivi servono quindi a evitare possibili contenziosi tra una multinazionale e uno Stato su alcune pratiche societarie potenzialmente qualificabili come elusive. Tra queste, la manipolazione da parte dei colossi multinazionali dei prezzi infra-gruppo (transfer mispricing), il ricorso a strategie di trasferimento di utili da uno Stato all’altro sotto forma di pagamenti di dividendi, interessi, royalties e altre componenti del reddito d’impresa o l’occultamento di una propria stabile organizzazione in un Paese cui dovrebbero essere attribuiti gli utili generati dal colosso nel Paese e su cui la multinazionale dovrebbe pagarvi le imposte.
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Insomma, in teoria i tax ruling non sono uno strumento negativo ma sono utili a dare certezze alle imprese. Sempre più spesso però si rivelano uno strumento che permette alle multinazionali di ridurre drasticamente il proprio carico fiscale globale.
Lo dimostrano alcuni casi saliti alla ribalta internazionale, come lo scandalo Luxleaks del 2015, che ha portato alla luce oltre 548 accordi fiscali siglati tra il 2002 e il 2010 tra oltre 300 gruppi multinazionali (tra cui Pepsi, Ikea, Deutsche Bank, Apple) e le autorità fiscali del Lussemburgo. Accordi che hanno favorito schemi di pianificazione fiscale aggressiva incentivando un trasferimento verso il Lussemburgo di profitti realizzati in giurisdizioni a più alta fiscalità in cambio del pagamento di un’aliquota effettiva irrisoria, spesso inferiore all’1% degli utili dichiarati.
Negli ultimi tre anni hanno destano scalpore anche le indagini dell’Antitrust europeo sui tax ruling concessi da alcuni Stati membri della UE e le decisioni della Commissione europea di considerare alcuni degli accordi come aiuti di Stato illegali.
Tra i casi più emblematici figurano le decisioni della Commissione sui ruling concessi dall’Olanda a Starbucks e dal Lussemburgo a FCA, oppure il ruling del Lussemburgo a favore di Amazon o il caso della Apple, arrivata a versare lo 0,005% degli utili registrati in Irlanda con un beneficio fiscale stimato dalla Commissione in 13 miliardi di euro per il periodo 2003-2014.
Tutte le Società e gli Stati coinvolti hanno fatto ricorso contro le decisioni della Commissione europea presso la Corte di giustizia della Ue, anche se occorre ricordare per l’ennesima volta che la pratica di Tax Ruling è assolutamente legale.
” I soldi fanno soldi” dice un vecchio detto popolare, ed è vero.
Vi ricordiamo sempre che la fiscalità internazionale è una materia complessa che deve essere affrontata con i professionisti esperti del settore, per non incorrere in reati tributari e fiscali, sia in Italia che all’estero.
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