I limiti all’uso del contante sono un rimedio all’evasione o sistema di monitoraggio ?

Mi ostino sempre di più a pensare che l’Italia sia diventata un posto ai limiti dell’invivibilità, dove accade l’inaudito, come per esempio che la presunzione di colpevolezza abbia sostituito la presunzione di innocenza e dove l’onere della prova sia stato di fatto invertito a sfavore del contribuente. Come tutti saprete,  in Italia per l’utilizzo del denaro contante ci sono restrizioni e limiti.  Queste norme, a detta dei nostri governanti, sono state promulgate per contrastare i fenomeni di evasione e prevenire il riciclaggio. Ma il limite all’ utilizzo del contante vuol dire anche limitare prelievi e versamenti, rendendoci tutti “schiavi”  dei sistemi elettronici di pagamento ( carte di credito/debito/bancomat ), quindi controllare gran parte delle nostre azioni quotidiane e per alimentare le sempre voraci casse delle banche e delle società che gestiscono i circuiti internazionali. Quindi sono davvero delle azioni poste in essere per contrastare l’evasione fiscale ed il riciclaggio, oppure, per monitorarci, controllarci, spiarci, come una sorta di Matrix ? Tra pochissimi anni, la nostra vita sarà di fatto pubblica, più di quanto lo è adesso,  perché, lasceremo una costante traccia delle nostre azioni quotidiane, pur facendo esattamente le stesse cose che facciamo oggi. In base ai sistemi di pagamento elettronici, si saprà a che ora avremo preso il caffè al bar al mattino, ed in base a quello che abbiamo speso, anche se avremo mangiato o meno. A che ora abbiamo pagato il posteggio per andare in ufficio, poi ci sarà il cartellino all’ingresso che farà da controprova, quindi in caso di discrepanza tra i due dati, vorrà dire che abbiamo incontrato qualcuno e magari abbiamo scambiato un saluto… E così via per qualsiasi azione quotidiana… Continuate voi a immaginarvi il resto della giornata… Terminato l’incipit polemico ma allo stesso tempo molto preoccupato, sul questo scenario dell’imminente futuro, torniamo ad occuparci dei limiti all’uso del contante I nuovi limiti per i pagamenti in contanti Dallo scorso 4 luglio 2017 ci sono nuove sanzioni economiche per chi paga in contanti somme pari o superiori ai 3.000 euro: non più tra l’1% e il 40% dell’importo trasferito, bensì da 3.000 a 50.000 euro. Fino a 2.999,99 euro è possibile spostare soldi cash da un soggetto a un altro senza forme né vincoli. Anche ai fini della validità di una eventuale donazione, in quanto l’importo può considerarsi di “modico valore” non è necessario il notaio. Per importi da 3.000 euro in su è necessario procedere con bonifico bancario o postale, assegno non trasferibile, carta di credito o di debito o bancomat. Se l’importo poi viene trasferito a titolo di donazione, per la validità dell’atto (da un punto di vista prettamente civilistico e non certo tributario) è necessario il notaio salvo si proceda con una “donazione indiretta”. Quindi attenzione a voi, figli di gente benestante… Se i vostri genitori vi regalano per un compleanno, un anniversario, per la laurea o per il matrimonio, importi superiori ai 3000 in contanti, fategli firmare sempre la ricevuta !! Mentre per i commercianti, quando il prezzo di un bene o di un servizio è superiore a 3.000 euro, è possibile pagare in contanti frazionando il pagamento a rate, purché ciascuna di esse non sia superiore a 3.000 euro. Affinché, tuttavia, ciò sia possibile, è necessario che la dilazione a rate non appaia un artificioso mezzo per violare la normativa, ma corrisponda a prassi commerciali. Al contrario, frazionare un pagamento in rate versate in contanti (anche se inferiori a 3.000 euro) è vietato se ciò è un modo per superare il limite all’uso dei contanti imposto dalla legge, valutazione questa che viene fatta caso per caso dal giudice oppure quando i pagamenti a rate sono realizzati in momenti diversi “ma in un circoscritto periodo di tempo fissato in sette giorni”. Secondo il Ministero, per poter pagare in contanti e a rate un importo complessivamente superiore a 3.000 euro è necessario che vi sia un pregresso accordo scritto tra le parti e che ciò corrisponda a una prassi commerciale. In generale il divieto dei pagamenti in contanti a partire da 3.000 euro non riguarda i rapporti con la banca e, quindi, i prelievi e versamenti sul conto. I rischi La legge consente al fisco di effettuare indagini bancarie sui conti correnti e, su tali dati, basare le proprie rettifiche del reddito e gli accertamenti fiscali. Da un lato l’amministrazione finanziaria può accedere alla cosiddetta “Anagrafe dei rapporti finanziari”, un database ove è riportata ogni informazione sui conti dei contribuenti; dall’altro lato è autorizzata a richiedere ulteriori notizie all’istituto di credito. Il contribuente deve essere pronto a spiegare da dove provengono le somme versate sul conto se non sono state “denunciate” nell’annuale dichiarazione dei redditi, soprattutto se superiori alle sue disponibilità economiche. La mancata giustificazione della provenienza del denaro versato in banca può implicare un accertamento fiscale. Per quanto riguarda gli imprenditori, dal 3 dicembre 2016 sono considerati ricavi – e quindi devono essere tassati – i prelievi “non giustificati” (senza l’indicazione del nome del beneficiario in contabilità o senza la sua comunicazione alle Entrate in caso di controllo) per importi superiori a 1.000 euro giornalieri e, comunque, a 5.000 euro mensili. Il rischio è quello di un accertamento fiscale e il pagamento di ulteriori imposte sui redditi. Questo solo se, in caso di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, il correntista non indica il soggetto beneficiario del prelievo, sempre che quest’ultimo non risulti dalle scritture contabili. Tale regola si applica soltanto ai titolari di reddito d’impresa e non ai professionisti. Per tutti gli altri contribuenti i prelievi dal conto corrente sono liberi. Il dipendente della banca può tuttavia chiedere spiegazioni su come verranno usate le somme, tali informazioni servono solo per notiziare la direzione della banca in caso di sospetto di uso per fini di riciclaggio di denaro sporco; la direzione a sua volta, ritenendo i sospetti fondati, dovrà dare comunicazione all’Uif (Ufficio Informazioni Finanziarie) il quale a sua volta valuterà l’eventuale segnalazione alla Procura. La somma prelevata dal conto superiore a 3.000 euro però non può essere impiegata per pagare un unico acquisto di beni o servizi perché, in tal caso, si ricade nel divieto di trasferimento del denaro tra soggetti diversi sopra la soglia limite. Al termine di questo articolo mi e vi chiedo se abbia veramente ancora senso vivere in Italia… Alla prossima !! Questo articolo fornisce informazioni di carattere generale e non sostituisce la consulenza personalizzata. Come DIKE Consulting ci adoperiamo insieme ai nostri partners internazionali a fornire sempre ai nostri Clienti le migliori soluzioni in tema di fiscalità internazionale, ma è chiaro che le norme cambiano e al loro cambiare il Cliente deve essere pronto a variare la propria strategia. Le variabili di ogni singolo caso devono essere analizzate da un consulente specializzato in fiscalità internazionale, per evitare di incorrere in reati tributari e multe salatissime. Per questo motivo sono lieto di presentarti “Estero Sicuro” – il libro che può cambiare radicalmente il tuo approccio alla fiscalità internazionale. Il libro copre una vasta gamma di argomenti, dall’analisi dei sistemi di tassazione mondiali alle strategie per difendere il tuo patrimonio. È scritto in un linguaggio accessibile, pensato appositamente per chi si avvicina per la prima volta a questa disciplina. 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