In Italia si pagano 33,4 Miliardi di tasse in più rispetto alla media EU

33,4 Miliardi di Euro in più ! A tanto ammonta il gap tra le tasse pagate dagli italiani e la media di quelle pagate dal resto dei cittadini europei. Questo dato equivale, termini pro capite, aver corrisposto al fisco 552 euro in più rispetto alla media dei cittadini europei. Da sempre su questo blog abbiamo parlato di tasse e di fiscalità internazionale, ma sinceramente questi dati sono terrificanti anche per noi addetti ai lavori. E’ davvero impietosa l’analisi fatta dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre, sempre molto attenta nel verificare l’andamendo dell’econimia italiana. Lo studio, particolamente articolato  ha comparato la pressione fiscale dei 28 Paesi dell’Ue e, successivamente, ha calcolato il gap esistente tra l’Italia e ciascun Paese appartenente all’Unione. Le troppe tasse, comunque, sono un problema non solo perché mettono a repentaglio la tenuta finanziaria di tante famiglie e altrettante imprese, ma anche poiché hanno innescato nel sistema economico dei processi viziosi molto pericolosi. “Con un peso fiscale opprimente – afferma il segretario della Cgia, Renato Mason – e una platea di servizi erogati dall’Amministrazione pubblica che negli ultimi anni è diminuita sia in termini di qualità che di quantità, la domanda interna e gli investimenti hanno subito una caduta verticale. Inoltre, è diventato sempre più difficile fare impresa, creare nuovi posti di lavoro e redistribuire la ricchezza. Alle piccole e piccolissime imprese, altresì, l’effetto combinato tra il calo dei consumi delle famiglie e la contrazione dei prestiti bancari ha provocato molti squilibri finanziari, costringendo tantissimi lavoratori autonomi a chiudere l’attività e a cambiare mestiere”. E in attesa che la manovra di Bilancio 2020 chiarisca come verranno “recuperati” i 23,1 miliardi di euro necessari per evitare che dal prossimo primo gennaio l’Iva torni ad aumentare, la Cgia ricorda che la pressione fiscale “reale” presente nel nostro Paese è di ben 6 punti superiore al dato “ufficiale”. Il nostro Pil, infatti, come del resto quello di altri Paesi dell’Ue, include anche gli effetti dell’economia non osservata che, secondo le ultime stime dell’Istat, ammontano a 209 miliardi di euro all’anno. Questa “ricchezza”, generata dalle attività irregolari e illegali, se da un lato non fornisce alcun contributo all’incremento delle entrate fiscali, dall’altro accresce la dimensione del Pil. Rammentando che la pressione fiscale si ottiene dal rapporto tra le entrate fiscali e il Pil, se dalla ricchezza prodotta (ovvero dal denominatore) togliamo la componente riconducibile all’economia “in nero”, il risultato del rapporto (vale a dire la pressione fiscale) in capo ai contribuenti onesti aumenta, consegnandoci un carico fiscale “reale” molto superiore a quello “ufficiale” (48 per cento anziché 42,1 per cento). Tornando ai dati della comparazione, sempre nel 2018 è emerso che in Europa solo Francia, Belgio, Danimarca, Svezia, Austria e Finlandia hanno pagato mediamente più tasse di noi. La “sorpresa” viene da Parigi: ogni cittadino d’Oltralpe ha versato al fisco 1.830 euro in più rispetto a noi. In termini assoluti il divario fiscale è a noi favorevole e ammonta a 110,7 miliardi di euro. Rispetto agli altri principali competitori, invece, “soccombiamo” sempre. Se avessimo la pressione fiscale della Germania verseremmo 24,6 miliardi di tasse in meno (407 euro pro capite), dell’Olanda 56,2 (930 euro pro capite), del Regno Unito 114,2 (1.888 euro pro capite) e della Spagna 119,5 (1.975 euro pro capite). Questi freddi numeri fannocapire che il tempo di delocalizzare la propria attività è davvero arrivato anche per i piccoli imprenditori. Non si può più fare impresa in Italia con una pressione fiscale così alta, ma sopratutto con una contrazione così forte del mercato in quasi ogni settore. In questi anno sono stati centinaia gli imprenditori che Dike Consulting ha accompagnato nella delocalizzazione all’estero o nella creazione di una nuova società. A spingere tutti questi imprenditori sono proprio le motivazioni di cui sopra. La quasi totalità di questi imprenditori, all’estero ha trovato le condizioni sia fiscali ma di mercati fiorenenti nei quali si sono inseriti, creando aziende che da subito hanno trovato una loro ben precisa collocazione nel mercato. Ci sono paesi come Albania, Serbia, Montenegro, Romania e Bulgaria che grazie anche alla loro posizione geografica si rendono indispensabili per servire l’intera area balcanica e sopratutto la Russia, che resta un mercato di assorbimento enorme. Se tu che leggi sei non sei disposto a morire lentamente di tasse e assenza di mercato, non devi far altro che prenotare la tua consulenza personalizzata su Skype con un nostro esperto. La scelta è solo tua… pensaci ! Prendi la decisione giusta … contatta gli esperti di Dike Consulting, porta la tua idea imprenditoria, al resto pensiamo noi….  E che business abbia inizio !! Questo articolo fornisce informazioni di carattere generale e non sostituisce la consulenza personalizzata. Come DIKE Cosulting ci adoperiamo insieme ai nostri partenrs internazionali a fornire sempre ai nostri Clienti le migliori soluzioni in tema di fiscalità internazionale, ma è chiaro che le norme cambiano e al loro cambiare il Cliente deve essere pronto a variare la propria strategia. Le variabili di ogni singolo caso devono essere analizzate da un consulente specializzato in fiscalità internazionale, per evitare di incorrere in reati tributari e multe salatissime. Per questo motivo sono lieto di presentarti “Estero Sicuro” – il libro che può cambiare radicalmente il tuo approccio alla fiscalità internazionale. Il libro copre una vasta gamma di argomenti, dall’analisi dei sistemi di tassazione mondiali alle strategie per difendere il tuo patrimonio. È scritto in un linguaggio accessibile, pensato appositamente per chi si avvicina per la prima volta a questa disciplina. 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