UAE ritornano nella Black List della UE
Si è appena conclusa l’ECOFIN, la riunione dei Ministri delle Finanze dell’Unione Europea e già sono noti i nomi dei “buoni e dei cattivi” nella lista.
Si è appena conclusa l’ECOFIN, la riunione dei Ministri delle Finanze dell’Unione Europea e già sono noti i nomi dei “buoni e dei cattivi” nella lista.
Dedicheremo un articolo approfondito sulla nuova lista aggiornata al 2019
Nonostante le indiscrezioni pre – lavori, che paventavano un’alleanza tra Italia ed Estonia per evitare l’inserimento nella “lista nera ” degli Emirati Arabi Uniti proponendo di aspettare fino alla fine dell’anno affinché la Federazione degli Emirati potesse adottare regole fiscali più consone agli standard europei, il voto è stato sfavorevole
Sul tema della trasparenza fiscale opera da tempo l’ONG “Oxfam,” che soltanto pochi giorni fa – in vista dell’aggiornamento della lista – sottolineava il rischio di produrre un documento debole.
“All’Ue va indubbiamente riconosciuto un certo grado di audacia per aver voluto stabilire una ‘lista nera di paradisi fiscali come parte della propria agenda di lotta contro gli abusi fiscali”, ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor sulla giustizia fiscale di Oxfam Italia, alla presentazione del rapporto “Off the Hook”.
L’Organizzazione non Governativa ha ricostruito come attualmente nella black list figurino “5 piccoli Paesi insulari, mentre 63 Paesi, che hanno promesso di adeguarsi agli standard di buona governance fiscale europea, sono stati inseriti in una ‘lista grigia’”. Secondo l’analisi degli esperti, una seria revisione di questa lista grigia dovrebbe portare alla bocciatura di almeno 18 Paesi.
A supportare la richiesta di stringere le maglie nella valutazione dei paradisi fiscali, Oxfam ha portato i dati nudi e crudi delle ricadute economiche dell’elusione fiscale. La stima è che – sfruttando anche le legislazioni favorevoli interne all’Unione – nel 2015 Italia, Francia, Spagna e Germania abbiano perso un gettito fiscale di circa 35,1 miliardi di euro, che è invece finito per l’80% in Olanda, Lussemburgo e Irlanda grazie ad operazioni sofisticate di spostamento dei profitti.
“Per l’Italia l’ammanco fiscale si attesta intorno a 6,5 miliardi di euro: una cifra che, se reinvestita nel bilancio sanitario, avrebbe potuto portare a una riduzione fino al 18% della spesa medica out-of-pocket delle famiglie italiane (al netto delle detrazioni)”, ha concluso Oxfam.
L’Ecofin ha approvato, l’11 Marzo, la nuova lista dei paradisi fiscali 2019.
Oltre ai cinque già presenti (le Samoa americane, Guam, Samoa, Trinidad e Tobago e le Isole Vergini) vengono aggiunte Aruba, Barbados, Belize, le Bermuda, Dominica, Fiji, Isole Marshall, Oman, Emirati Arabi e Vanuatu.
Tutte giurisdizioni che non hanno attuato gli impegni annunciati entro la scadenza data dalla Ue. Altri 34 Paesi restano sulla lista ‘grigia’ per essere monitorati, mentre 25 sono stati rimossi.
Nel corso del 2018, la Commissione ha valutato le 92 giurisdizioni inserite nella lista nera originaria del 2017, sulla base di tre criteri, trasparenza fiscale, buona “governance” e attività economica reale, più un indicatore, l’esistenza di un’aliquota zero per le imposte sulle società.
L’aggiornamento della lista, oggi, “mostra che questo processo chiaro, trasparente e credibile ha prodotto un vero cambiamento: 60 paesi hanno agito in merito alle preoccupazioni della Commissione e sono stati eliminati oltre 100 regimi dannosi”, valuta la Commissione in una nota, concludendo che la lista nera “ha anche influito positivamente sugli standard di buona governance fiscale concordati a livello internazionale”.
“La lista Ue dei paradisi fiscali è un vero successo europeo: ha avuto un effetto clamoroso sulla trasparenza fiscale e sull’equità in tutto il mondo”, ha sottolineato Pierre Moscovici, commissario per gli Affari economici e finanziari. “Grazie a questo processo, decine di i paesi hanno abolito i regimi fiscali dannosi e si sono allineati con le norme internazionali sulla trasparenza e la tassazione equa”. Mentre, ha concluso Moscovici, “i paesi che non hanno rispettato gli impegni sono stati inseriti nella lista nera e dovranno affrontare le conseguenze che ciò comporta.”
E non c’è accordo all’Ecofin sul testo di compromesso sulla web tax Ue presentato dalla presidenza romena, e quindi si arena ancora una volta l’idea di procedere con una tassa solo europea. I lavori per una tassazione delle imprese digitali proseguiranno quindi a livello Ocse”.
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